Neurologia

L’epilessia canina

L’epilessia è una patologia che interessa circa lo 0,7% dell’intera popolazione canina. 

Le crisi convulsive o epilettiche sono termini spesso utilizzati intercambiabilmente per indicare  una manifestazione transitoria di segni clinici, che riflettono un'abnorme attività parossistica e/o ipersincrona dei neuroni cerebrali. Tale attività può manifestarsi in tante forme, seppure quella di più frequente riscontro o comunque di più facile riconoscimento è la crisi generalizzata tonico-clonica e con perdita di coscienza. Durante questa crisi gli animali sono incapaci di mantenere la stazione quadrupedale e quindi, più spesso in decubito laterale, sono in preda a rigidità con alternanza di movimenti flesso-estensori o di pedalamento degli arti, con perdita della coscienza e in alcuni casi anche di urina, feci e profusa salivazione. 

Attualmente si riconosce una forma di epilessia primaria o idiopatica, nella quale le crisi epilettiche tendono ad avere il loro esordio nei primi anni di vita e sono il risultato di una “instabilità elettrica cerebrale”, in assenza di danni strutturali del cervello o di malattie metaboliche extra-cerebrali.
L’epilessia primaria rappresenta la causa più frequente di crisi epilettiche, soprattutto nel cane e non si associa ad altri deficit neurologici nei periodi che separano le crisi stesse.
Nel caso in cui esista invece una patologia che danneggi realmente il tessuto cerebrale, si parla di epilessia strutturale o secondaria-sintomatica, in cui le crisi sono il sintomo ad esempio di infiammazioni, incidenti vascolari o tumori cerebrali. Esiste infine un’ultima forma impropriamente definita come epilessia, in quanto le crisi epilettiche non riflettono un’alterazione cerebrale, ma bensì sono espressione di una malattia metabolica o tossico-metabolica extra-cranica e pertanto più che di epilessia si parla di crisi epilettiche reattive.

La diagnosi dell’epilessia primaria

La diagnosi di epilessia primaria o idiopatica è ancora ad oggi per lo più una diagnosi per esclusione, mirata per l’appunto ad eliminare la presenza di una lesione strutturale dell’encefalo o di una malattia metabolica extra-cranica. Il punto di partenza è sempre rappresentato da una accurata visita clinico-neurologica; quindi, al fine di indagare una malattia metabolica ed in ultimo una cerebrale, si eseguono rispettivamente esami del sangue e delle urine e quindi un esame di risonanza magnetica cranica. Solo conoscendo l’esatta origine delle crisi epilettiche in ogni singolo soggetto sarà possibile fare una terapia mirata ed ottenerne i migliori risultati.

La terapia dell’epilessia primaria

La terapia andrebbe fatta di volta in volta su misura in base alle necessità del singolo paziente, non trascurando comunque ogni volta sia possibile anche quelle del proprietario. L’obiettivo terapeutico solo raramente consiste nell’eradicazione delle crisi, mentre di norma si mira a ridurne la frequenza e l’intensità. Se esiste una malattia strutturale cerebrale, i risultati migliori si possono ottenere solo nel caso in cui tale malattia sia trattabile; grazie al continuo sviluppo della neurologia veterinaria e alla crescente specializzazione, anche gravi malattie prima ad esito inevitabilmente infausto, attualmente possono essere trattate
con ottimi risultati. Accanto quindi a terapie specifiche, ad esempio anti-infiammatorie o chirurgiche, si somministrano inoltre farmaci anti-epilettici, mirati a prevenire l’attività parossistica cerebrale alla base delle crisi stesse. Il capostipite di tutti i farmaci antiepilettici è rappresentato dal fenobarbitale, largamente usato e ben noto da oltre un secolo. In sostituzione o in associazione ad esso possono quindi essere impiegate altre molecole, quali l’imepitoina, il bromuro di potassio, il levetiracetam ed altri ancora e la scelta, nonché le modalità di impiego, i tempi e i dosaggi, devono essere rigorosamente valutati sotto la
guida esperta di uno specialista neurologo, non solo per ottenere i migliori benefici, ma anche per contenere gli eventuali effetti collaterali.
Quando tutto viene fatto in modo corretto, dal primo approccio, alla diagnosi e ovviamente alla terapia, al monitoraggio e a patto che non esistano sottostanti condizioni maligne, la qualità di vita del paziente epilettico è molto buona. Ciò nonostante le crisi epilettiche possono di tanto in tanto minare l’equilibrio raggiunto e, in alcuni casi con particolare predisposizione, è possibile che si verifichino numerose crisi in poche ore (crisi a grappolo) o stati di male epilettico (crisi della durata superiore a 5 minuti o due o più crisi senza ripresa della coscienza tra le crisi stesse), che richiedono sovente l’intervento immediato da parte di strutture e Medici Veterinari preparati alla gestione di tali emergenze e comunque ancora una volta con ottimi risultati nella maggioranza dei casi.

Per maggiori informazioni sul trattamento dell’epilessia e sulle soluzioni terapeutiche Dechra (fenobarbitale e bromuro di potassio) consultare la sezione riservata a Medici Veterinari.

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